top of page

Pensieri di un pomeriggio di fine estate (parte uno)

  • apatuzzo
  • 15 set 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 12 ott 2022




Ed eccoci ormai giunti alla fine di questa estate, pronti a riprendere tutti i lavori in sospeso e a ricominciare con rinnovata energia i nostri progetti.

Scuole e traffico ripartiti già oggi alla grande.


Per quanto riguarda la ristorazione si potrebbe definire un’estate passata tra notizie che proclamano a gran voce la rinascita del settore e la continua lamentela che non si trovano giovani lavoratori.


"E poi ovviamente il rincaro energia e metano oltre alle difficoltà per l'aumento dei prezzi o per l’approvvigionamento, ma di queste ultime vorrei parlare nella seconda parte del post."

Riguardo invece a tutta la questione "non trovo personale, i giovani di oggi non han voglia di lavorare " vorrei spendere subito due parole.


Mi sono sempre astenuto dal dare un giudizio su questi discorsi e non è nemmeno questo il mio intento odierno, però se devo essere sincero credo sia ora di darci un taglio.


Sulla difficoltà di trovare il personale credo fermamente che si dovrebbe fare un passo indietro e ricordare com’era la situazione qualche decennio fá.


Parlo per me, quando ho iniziato a fare pratica in cucina nel periodo delle vacanze estive, andavo in un ristorante che mi pagava a settimana 35 mila lire, il bello è che il solo andarci in motorino (con il mitico Ciao!... che ricordi) mi costava in pratica la metà, ma poco contava, stavo imparando un mestiere, per me l'importante era arrivare all'obiettivo.



Il cuoco era un bel lavoro ai tempi e si guadagnava bene, o almeno così mi dicevano tutti.


Nessuno però veniva a dire che se nei primi anni di esperienza avessimo equiparato il tempo passato alla cifra guadagnata…bè, a ben pensare il guadagno non era poi così grande.

Senza contare che poi quando sono diventato un pó più grandicello, (non voglio dire bravo o altro) gli stipendi sono calati drasticamente per altri motivi non dipendenti dalla figura professionale…


Morale : non ho mai guadagnato quei soldoni che erano forse la carota alla fine del bastone che ci avevano promesso ad inizio carriera.


Questo succedeva perché già allora il settore si stava trasformando, il costo del dipendente era sempre maggiore e i datori di lavoro avevano ben capito che dovevano calare da qualche parte per “starci dentro”.


Non che ora sia meglio, ma ci arriveremo dopo.


Nel corso degli anni successivi ho visto quanti erano i soldi che effettivamente guadagnavano i cuochi o i camerieri, al soldo di datori di lavoro che un pò mercanteggiavano districandosi tra chiaro e scuro, magari mettendo in regola a meno ore per poi pagare quanto pattuito in maniera meno "ufficiale".


All’inizio poteva anche andar bene, poi via via sempre meno; e intanto cambio lira/euro, manodopera a basso costo ecc ecc..fino ad arrivare ad oggi per pagare del personale che è costretto a passare ben più delle canoniche 8 ore nel locale ormai poco più di mille euro.

In tutto ciò non dimentichiamo che la professionalità è sempre meno riconosciuta, anzi, capita di sentire discorsi del tipo “se vuoi lavorare questo è quello che ti posso dare, se non ti sta bene ,fuori dalla porta c’è la fila” ...poco importano titoli ed esperienza.


Questo è quello che accade spesso in parecchi ambienti, al di fuori di certi personaggi sotto le luci della ribalta o locali alla moda che gridano allo scandalo quando qualcuno chiede un giusto stipendio per la propria esperienza o per avere un minimo di contratto regolare non da 16 ore al giorno.


Ora le nuove generazioni semplicemente dicono basta, basta a datori di lavoro che promettono e non mantengono, basta allo scambio del proprio tempo libero per praticamente nulla. E se come datore di lavoro non ti rendi appetibile in qualche maniera ti dovrai accontentare di quello che trovi, e di sicuro la fila davanti la porta di gente che vuol lavorare per te se ne è già andata da un pezzo.



Siamo costantemente bombardati da messaggi in cui si sottolinea l'importanza del tempo a disposizione della persona e la necessità di seguire le proprie passioni.


La passione è ancora il vero motore che muove le persone che vogliono lavorare nella ristorazione, ma giustamente ad oggi ci si chiede anche se il gioco vale la candela, se tutti i sacrifici vengono realmente riconosciuti.


Il tempo sarà la nuova moneta di scambio e i giovano lo hanno capito.




Perciò sono convinto che la ristorazione in generale deve dirigersi verso un cambio di paradigma per trovare professionisti disposti a lavorare ma che possano anche avere una vita privata e delle passioni da coltivare fuori dall'orario di lavoro


Chi non si adeguerà a tali cambiamenti rischierà di rimanere indietro, pace per quelli che poi andranno a lamentarsi sui social, ma questo si sa, è la cosa più semplice da fare invece che provare a trovare soluzioni.


La vera sfida sarà trovare il punto di equilibrio e possiamo star certi che vedremo in futuro cambiare parecchie cose, inutile rimpiangere i tempi passati e dare la colpa alla gioventù di oggi che non ha voglia di lavorare, cosa peraltro assolutamente non vera.


Clicca qui per la seconda parte


Andrea


Comments


Post: Blog2 Post

©2021 di Andrea Patuzzo

bottom of page